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PSICOLOGO MICHELA CARMIGNANI
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Il disturbo da deficit di attenzione e iperattività

In ambito scolastico si sente sempre più spesso parlare di iperattività e disturbi dell’attenzione. Che cosa sono esattamente? Il disturbo da deficit di attenzione e iperattività è una sindrome che si manifesta in una carente autoregolazione dell’attenzione e dell’attività motoria da parte del bambino/a. Ciò causa una difficoltà nell’adattamento alle richieste scolastiche, nelle relazioni tra pari e nell’organizzazione del comportamento in genere. Il bambino, ad esempio, non riesce a prestare attenzione ai particolari, commette errori di distrazione, sembra non ascoltare quando gli si parla direttamente, perde gli oggetti necessari per le attività in cui è coinvolto (come giocattoli, matite, libri), spesso si dimena sulla sedia, lascia il proprio posto a sedere in classe o in altre situazioni in cui ci si aspetta che resti seduto. Non si tratta di una normale vivacità, ma di una irrequietezza le cui cause possono essere molteplici: da una lieve disfunzione neurologica alle reazioni incoerenti che il bambino può incontrare nel suo ambiente e che spesso rinforzano le sue difficoltà. Oltre a interferire con l’adattamento scolastico questo disturbo può complicare anche l’inserimento nelle relazioni amicali poiché può accompagnarsi alla tendenza a interrompere e a intromettersi in una conversazione, a dare risposte impulsive, a non rispettare il proprio turno in un dialogo o in un gioco. E’ importante non sottovalutare l’importanza di questi segnali perché, se il bambino non viene adeguatamente supportato nello sviluppare le abilità di cui è carente, andrà incontro a inevitabili insuccessi pur essendo, magari, intelligente e sensibile. Ciò predispone ad una demotivazione all’impegno e quindi ad un sempre minore investimento di energie nelle attività dove si incontrano difficoltà. Occorre comunque prudenza nel definire un bambino come affetto da questo disturbo. L’incapacità di mantenere un’attenzione prolungata e un certo livello di impulsività/irrequietezza sono infatti parte del comportamento normale in età prescolare. Pertanto, queste caratteristiche possono essere considerate come indici attendibili soltanto dai 6-7 anni in poi. La diagnosi, infine, richiede una valutazione complessiva del bambino a livello medico, neurologico e psicologico.

 

Michela Carmignani

 

Pubblicato su “il quartiere”, ottobre 2006

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