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Sostanze psico-attive: l'uso "ricreazionale"

Le cronache di questo periodo abbondano di morti e gravi malori causati dall’uso di sostanze psico-attive come la cocaina, l’alcool e l’extasy, talvolta mischiate tra loro in un cocktail letale. Sorprende che, ad essere coinvolte, siano anche persone apparentemente “fortunate”, di successo, che vivono una condizione di popolarità e di agiatezza economica. Sembra inoltre che il consumo di queste sostanze sia in aumento anche tra la popolazione “normale”: adolescenti bravi a scuola e giovani ormai inseriti nel mondo del lavoro. Cosa spinge tante persone a provare questo tipo di sostanze? La riduzione dei costi della cocaina e l’accessibilità dell’extasy, consente quasi a tutti di acquistare una dose per “vivacizzare” il fine settimana. La modalità d’uso di queste sostanze che, a differenza dell’eroina, non comporta rituali antiestetici dove vi sia l’esigenza di siringhe e lacci emostatici, dà l’illusione di poter controllarne l’assunzione e di poter arginare queste pratiche al tempo del fine settimana con una finalità esclusivamente “ricreazionale”. Dunque, ciò che induce oggi ad assumere sostanze è più che altro il bisogno di trovare dei modi per divertirsi a tutti i costi, per “fare qualcosa di diverso”, per provare sensazioni forti. Chi predilige l’uso di queste sostanze tende a cercare una scorciatoia per sentirsi pieno di energie, sveglio, vigile, per esibirsi fluente nell’espressione verbale, per ottenere occasioni facili di rapporto con tutti in una società che ci abitua a consumare fugacemente le esperienze piuttosto che ad assaporarle e a “metabolizzarle”. Le strategie di prevenzione in ambito psicologico dovrebbero pertanto iniziare in famiglia e a scuola aiutando gli adolescenti a cogliere i propri limiti e i margini di incisività sulla realtà che li circonda e a sperimentare il gusto della fatica legata al raggiungimento di un obiettivo. Poiché i media inducono a ingurgitare esperienze virtuali, stimolando un distanziamento dalla propria esperienza concreta, è opportuno fornire ai ragazzi strumenti con cui imparare a dare un senso alle esperienze vissute aiutandoli così a conquistarsi uno stato d'animo di pienezza e stabilità emotiva, fattori protettivi dall’uso di sostanze psico-attive.

 

 

Michela Carmignani

 

Pubblicato su “il quartiere”, novembre 2005

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